L’obesità non aumenta il rischio di outcome avversi nei pazienti sottoposti ad intervento coronarico percutaneo


Ricercatori della McMaster University ad Hamilton in Canada hanno valutato l’effetto dell’indice di massa corporea sugli outcome ( esiti ) ospedalieri nei pazienti sottoposti ad intervento coronarico percutaneo ( PCI ) in un centro ospedaliero di terzo livello.

L’obesità è presente in un’ampia popolazione di pazienti che devono sottoporsi a rivascolarizzazione mediante intervento PCI.

L’analisi retrospettiva ha riguardato 4.631 pazienti di età media pari a 62 anni.
Questi soggetti sono stati suddivisi in 5 gruppi secondo l’indice di massa corporea: non obesi ( < 25 kg/m2 ), sovrappeso ( 25-29.9 kg/m2 ), obesi di classe I ( 30-34.9 kg/m2 ), obesi di classe II ( 35-39.9 Kg/m2 ) e obesi di classe III ( maggiore o uguale a 40 kg/m2 ).

Il 79% dei pazienti presentava un indice di massa corporea maggiore di 25 kg/m2, mentre il 35% era obeso ( BMI maggiore o uguale 30 kg/m2 ).

I pazienti obesi, soprattutto quelli di classe III, erano significativamente più giovani e avevano una più alta prevalenza di diabete, ipertensione e dislipidemia ( p < 0.0001 ).

Dopo aggiustamento, il più basso valore dell’indice BMI era indipendentemente associato ad un più alto rischio di grave sanguinamento richiedente trasfusione ( odds ratio, OR = 1.40; p = 0.025 ) ed ematoma al femore ( OR = 1.14; p = 0.003 ), nei pazienti con BMI sottopeso ( < 20 kg/m2 ) e normale ( 20-24.9 kg/m2 ).

L’obesità non era associata a morte, infarto miocardico, ripetizione dell’intervento coronarico percutaneo ( PCI ), bypass coronarico o eventi avversi cardaci maggiori ( MACE ).

Questa analisi non ha trovato una relazione tra obesità ed un aumento del rischio di outcome avversi post-procedura in ambiente ospedaliero. ( Xagena_2006 )

Shubair MM et al, J Interv Cardiol 2006; 19: 388-395




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