Recidiva di aritmie ventricolari potenzialmente minaccianti la vita nei pazienti con malattia cardiaca ischemica a cui è stato impiantato un ICD


Lo studio LOHCAT ( Leiden out-of-hospital cardiac arrest trial ) ha valutato l’incidenza di mortalità nel lungo periodo e le percentuali di recidiva di aritmie ventricolari potenzialmente minaccianti la vita nei pazienti in cui era stato impiantato un defibrillatore cardioverter impiantabile ( ICD ).

Fin dal 1996, tutti i pazienti con cardiopatia ischemica, che avevano ricevuto terapia con ICD per la prevenzione secondaria della morte improvvisa, sono stati inseriti nell’analisi e seguiti in media per 54 mesi.

Nel corso del periodo osservazionale, il 22% dei pazienti ( n=100 ) è morto e nel 47% ( n=216 ) è stato riscontrato il funzionamento del defibrillatore impiantabile, nel 30% dei casi ( n=138 ) per aritmia ventricolare potenzialmente minacciante la vita, rapida.

L’analisi multivariata ha rilevato una storia di fibrillazione atriale e di flutter atriale, tachicardia ventricolare, come aritmia di presentazione, e l’intervallo QRS largo e la frazione d’eiezione ventricolare sinistra ridotta, come predittori indipendenti di aritmie ventricolari minaccianti la vita.

La fibrillazione atriale è risultato il più forte predittore con un hazard ratio di 2.1.

Sulla base dei dati clinici disponibili, non è stato possibile identificare un gruppo che non ha esibito nessun rischio sulla recidiva di aritmie ventricolari potenzialmente minaccianti la vita.

In conclusione, i pazienti con cardiopatia ischemica che sono stati sottoposti a impianto di defibrillatore cardioverter impiantabile hanno esibito un’alta incidenza di recidive di aritmie ventricolari potenzialmente minaccianti la vita. I fattori che aumentano il rischio possono essere identificati, tuttavia non è possibile distinguere un gruppo libero da recidiva. ( Xagena_2009 )

Borleffs CJW et al, Eur Heart J 2009; 30: 1621-1626



Link: MedicinaNews.it