Infarto miocardico acuto, il pre-trattamento con beta-bloccanti riduce la mortalità nei pazienti sottoposti a PCI, ma che non assumevano prima del ricovero questi farmaci
E' stato valutato l'effetto della somministrazione di beta-bloccanti per via endovenosa prima di eseguire l'intervento coronarico percutaneo ( PCI ) primario, sulla sopravvivenza e sul recupero miocardico dopo infarto miocardico acuto ( IMA ).
Nello studio CADILLAC ( Controlled Abciximab and Device Investigation to Lower Late Angioplasty Complications ), 2.082 pazienti con infarto miocardico acuto sono stati assegnati in modo random all'angioplastica a palloncino o ad impianto di stent.
I beta-bloccanti per via endovenosa erano somministrati , in assenza di controindicazioni , prima dell'intervento coronarico percutaneo.
Un totale di 1.136 pazienti ( 54,5% ) ha ricevuto i beta-bloccanti prima del PCI.
La mortalità a 30 giorni è stata significativamente più bassa nel gruppo pre-trattato con beta-bloccanti ( 1,5% versus 2,8%; p = 0,03 ).
Questo effetto è risultato limitato ai pazienti che non avevano assunto beta-bloccanti prima del ricovero ospedaliero.
Nessun beneficio riguardo alla sopravvivenza è stato osservato invece nei pazienti che avevano assunto i beta- bloccanti a casa.
All'analisi multivariata, il pre-trattamento con beta-bloccanti è risultato essere predittore indipendente di più bassa mortalità a 30 giorni tra i pazienti che non erano in precedenza in trattamento con questi farmaci ( rischio relativo, RR = 0,38; p = 0,02 ).
Inoltre i pazienti che non avevano assunto i beta-bloccanti prima del ricovero, hanno presentato , a 7 mesi dalla somministrazione endovenosa di beta-bloccanti , un miglioramento della frazione di eiezione ventricolare sinistra in misura superiore rispetto a coloro che li avevano assunti.( Xagena_2004 )
Halkin A et al, J Am Coll Cardiol 2004; 43: 1780-1787
MedicinaNews.it